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La storia e la musica degli anni Sessanta e del Sessantotto conquistano Levanto

Presentati a Levanto i due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”


I due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” sono stati presentati a Levanto, nella splendida cornice del piazzale della parrocchia di S. Andrea. All’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Comune di Levanto, sono intervenuti, insieme a tantissimo pubblico, l’assessore Federica Lavaggi, la bibliotecaria Rossella Trevisan e lo storico Getto Viarengo, che ha conversato con Giorgio Pagano.

La musica è stata protagonista fin dall’inizio, quando la band “The Owls” ha interpretato la canzone “Dio è morto”, un verso della quale dà il titolo del libro. Pagano ha citato le testimonianze, presenti nel libro, di Beppe Carletti, fondatore dei “Nomadi”, che cantarono “Dio è morto” per primi alla Spezia, il 24 novembre 1967 al Monteverdi, e dell’autore della canzone Francesco Guccini. Per Carletti “era un manifesto programmatico, valido ancora oggi”. Per Guccini “Tutto nasce dalla consapevolezza che qualcosa doveva cambiare. L’aggiunta finale della speranza non mi venne dalla volontà di trasmettere il canonico happy end, ma dal fatto che all’epoca la speranza covava veramente”. 

Pagano e Viarengo hanno discusso del perché e del come gli studenti e gli operai lottassero e sperassero e hanno evidenziato che quella nuova generazione trovò la sua identità anzitutto sul terreno della musica.

“Al diffuso bisogno di ideali che diano un senso alla vita rispose in primo luogo la musica”, ha detto Pagano, che ha ripercorso il contesto in cui, anche a Levanto, nacquero “i complessi”. Furono gli anni delle cantine e delle rassegne. A Levanto fece epoca il “Levanto Show” del 1966, in cui debuttò una band di ragazzini tredicenni, “The Owls”, che emozionatissimi suonarono “C’è una strana espressione dei tuoi occhi”, lanciata dai Rokes.

Pagano ha poi ricordato Gino Paoli, che gestì il Casinò di Levanto dal 1968 al 1970, citando un brano della sua testimonianza:

“Feci il primo disco nel 1959, con canzoni scritte da un altro. Poi da autodidatta cominciai a scrivere. ’La gatta’, nel 1960, fu il successo dell’estate. Quando venni a Levanto avevo smesso di cantare. C’erano i cantanti politici… Ma la politica è dentro quello che scrivi, anche se parli d’amore… Smisi, il mio impresario mi disse: ‘A Levanto cercano qualcuno che gestisca il Casino’. Mi fu affidato. La prima cosa che feci fu dipingerlo di rosso. Dovevo trasformarlo: fare la sala da ballo, la pizzeria… Nessuno mi voleva dare una mano. Comprai mattone e cemento e feci tutto da solo. Poi, a poco a poco, tanti si avvicinarono e mi aiutarono”.

Gino Paoli ricorda poi tutti i levantesi che gli furono vicini e tutti i grandi della musica che vennero a suonare al Casinò in quegli anni, da Mina a Lucio Battisti. Nella sezione “Immagini” del libro sono presenti le fotografie di tutti i principali concerti organizzati da Paoli.

“Tra le fonti storiografiche del libro ci sono anche le canzoni, che spesso interpretano un’epoca. Il libro -ha concluso Pagano- comincia con una canzone e finisce con una canzone: è una ballata popolare di Lucio Dalla. Scritta nel 1978 e pubblicata nel 1979, ‘L’anno che verrà’ concludeva idealmente gli anni Settanta, raccontando la violenza e la fine dei sogni collettivi.  Ma anche il grande bisogno di poter continuare a sperare. Il libro si conclude com’era iniziato, all’insegna della speranza. E della voglia di fare”.

Poi sono tornati sul palco “The Owls”, in grande forma, con il miglior repertorio della musica di quegli anni, da “Ma che colpa abbiamo noi” ad “Auschwitz”. La canzone conclusiva non poteva che essere, per la gioia dei tanti fan, “C’è una strana espressione nei tuoi occhi”.

 

 

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