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Pci: "Vogliamo la pace, non la guerra"

Presidi, gazebi, volantinaggi anche alla Spezia

La guerra tra Russia ed Ucraina, che dal 24 Febbraio scorso si è imposta all'attenzione generale, è da tempo entrata in una nuova fase. La scelta occidentale di inviare all'Ucraina grandi quantità di armi, sempre più sofisticate, addestrandone contemporaneamente i suoi militari all'uso, inizialmente motivata con la necessità di sostenere la resistenza a fronte dell'invasione russa, è oggi dichiaratamente volta a sconfiggere la Russia. Siamo di fronte alla temuta escalation del conflitto, ad una guerra per procura, condotta dagli ucraini per conto degli USA, della NATO: una guerra destinata a durare nel tempo, che porta con sé il rischio della terza guerra mondiale, nucleare, con i prevedibili devastanti esiti. La scelta della pace è stata abbandonata, non è all'ordine del giorno.


La posta in gioco del conflitto è sempre più evidente: l'ordine internazionale unipolare a trazione USA, l'assetto geopolitico affermatosi dopo la "guerra fredda", progressivamente messo in discussione oltre che dalla Russia, dalla Cina e da altri paesi, che insieme rappresentano la stragrande maggioranza dell'umanità e che, pur assai diversi tra loro, propugnano un assetto multipolare, necessario per consentire all'umanità di vincere le grandi sfide che ha davanti. Un insieme di paesi che non assecondano la politica occidentale che tale ordine, invece, intende imporre ad ogni costo, anche con la guerra.

Siamo di fronte ad un cambio di fase accompagnato da pacchetti di sanzioni nei confronti della Russia, anch'esse non a caso fortemente caldeggiate dagli USA (per l'Unione Europea siamo giunti all'ottavo) che ad oggi incidono pesantemente soprattutto sulle prospettive di crescita dell'Europa, del nostro Paese, scaricandone i costi innanzitutto sulle condizioni dei ceti popolari, di quello stesso ceto medio che si è sempre ritenuto al riparo da ciò (emblematica la questione "bollette") e già si parla di razionamenti, di economia di guerra, di recessione. Siamo di fronte ad una situazione sempre più preoccupante. La propaganda bellicista impera.

Chi propone una lettura diversa da quella a senso unico offerta dal nostro sistema massmediatico, largamente sempre più asservito ai poteri forti, è additato come "amico di Putin". Assistiamo ad una campagna che ha assunto caratteri parossistici, che alimenta un sentimento di ostilità ed antipatia per il popolo e la cultura russa, ad una chiamata a "schierarsi con l'Occidente, senza se e senza ma", in nome di una presunta superiorità morale che non ha retto, non regge alla prova dei fatti. Le drammatiche immagini di città distrutte, di morti e feriti, di gente disperata, in fuga, che scuotono le coscienze, non riguardano soltanto l'Ucraina, ma tutte le guerre, anche le tante promosse, sostenute, combattute da quello stesso occidente che oggi si indigna ed attiva la giusta e necessaria accoglienza, la stessa che ha negato e continua a negare ad altri che fuggono da altri teatri di guerra. Guerre piegate ad un'altra narrazione, negate nella loro essenza, e guerre dimenticate, tante.

Noi, il PCI, ci battiamo contro le posizioni che alimentano il conflitto, contro la decisione di inviare sempre più armi all'Ucraina, contro le sanzioni in atto, per l'uscita dell'Italia dalla NATO. Non assecondiamo la politica che il governo Draghi ha fatto propria, mortificando ancora una volta il ruolo del Parlamento e nonostante il parere contrario della maggioranza dei cittadini, e che il neo governo Meloni ha dichiarato di condividere. Noi, che distinguiamo tra popoli e governi, e siamo consapevoli che la guerra non è mai nell'interesse di coloro che sono chiamati a combatterla, ma delle sole classi dominanti, abbiamo detto sin dal primo momento: fermatevi! Insistiamo per la de-escalation, per il cessate il fuoco, perché prevalga la ricerca del dialogo, la negoziazione, affinché si affermi una soluzione politica del conflitto.

Anche per questo siamo impegnati a rilanciare, in Europa ed in Italia, un autentico movimento per la pace, che per sua natura non può essere piegato a logiche di parte, come vorrebbero i fautori della guerra, ma ancorato all'idea della pace "senza se e senza ma". Una soluzione alla quale non stanno guardando, con altri, nei fatti, né l'Unione Europea, che schierandosi con una delle parti in causa ha abdicato sin dall'inizio al ruolo di mediatore che doveva e poteva esercitare, né tanto meno il nostro Paese, impegnato a proporsi come il più fedele alleato di quella rinsaldata dimensione euro atlantica a guida statunitense conseguente alla elezione di Joe Biden a presidente degli USA.

Insistiamo: la pace non abbisogna di armi, ma di politiche a ciò funzionali. Con queste convinzioni, con queste posizioni, il PCI è in campo e continuerà a promuovere iniziative, nonché a partecipare alle diverse manifestazioni volte a dire no alla guerra, si alla pace. 

In tal senso, questo fine settimana, saremo presenti in molte città italiane con una nostra iniziativa che prevede presidi, gazebi, volantinaggi.

Nella provincia della Spezia vi aspettiamo: 

SABATO 12 NOVEMBRE - dalle ore 15 alle ore 19 alla Spezia con un gazebo presso Corso Cavour, di fronte a Piazza Beverini;
DOMENICA 13 NOVEMBRE - dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle ore 15 alle ore 19.30 a Sarzana con un gazebo presso Piazza Luni.
 

 

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