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Il Sessantotto tra speranza e restaurazione

Dialogo, a Follo, tra Giorgio Pagano e Luca Basile.

Entrambi i Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello "Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” sono stati presentati a Follo, nella Sala consiliare, per iniziativa del Comune. Dopo il saluto del Sindaco Rita Mazzi, Giorgio Pagano ha dialogato con Luca Basile, storico del pensiero politico, dell’Università di Bari.

“Il Sessantotto fu vissuto anche nei luoghi di provincia, il libro di Pagano -ha detto Basile- dimostra l’importanza del Sessantotto spezzino, sia studentesco che operaio che intellettuale. Un vero e proprio ‘prisma’ per comprendere il Sessantotto globale”. Secondo Basile “il Sessantotto apre e chiude un ciclo”. Da un lato, “dalla Chiesa a De André tutti pensano che si può cambiare nel segno della socialità, crescono i salari, si rompe la separatezza della scuola e delle altre istituzioni, avanza l’idea che l’unica cura per la democrazia è la maggior democrazia”. Ma, dall’altro lato, “queste speranze non vengono accolte dalla politica, come dimostra il fallimento della solidarietà nazionale alla fine degli anni Settanta: i pensatori della Trilateral sostengono la ‘necessità dell’apatia’ contro la partecipazione, del liberismo contro la giustizia sociale”. “Qualcosa si chiude -ha concluso- e si arena il tentativo di portare l’antifascismo nelle istituzioni e di dar vita a una democrazia sostanziale”.

Giorgio Pagano ha concordato con questa analisi:
“Il Sessantotto fu il momento conclusivo di un processo di democratizzazione iniziato con la Costituzione. Se la generazione degli anni Quaranta aveva reinventato la democrazia e la libertà politica, quella degli anni Sessanta voleva ritrovare la democrazia nella vita quotidiana, nella scuola e nel lavoro come nelle relazioni intersoggettive. Il libro cerca di raccontare questo movimento, questa speranza: il bisogno di una soggettività, e il tentativo di costituzione di una soggettività, che fu forse solo sentita, intuita e ricercata ma che non riuscì ad assumere una forma definita e a operare nel mondo. Allo scacco di questa mancata costituzione ho dato un nome, quello di ‘sconfitta del Sessantotto degli inizi’, libertario ed etico: una sconfitta che coincise con la ripresa dei vecchi strumenti organizzativi e delle vecchie nozioni, della ‘Dottrina’. Il Sessantotto rifluì nelle vecchie idee contro cui si era battuto. Nacque l’estremismo. D’altro lato le pulsioni vitali del movimento non riuscirono a entrare nel patrimonio genetico delle varie forze politiche. Tutte le culture politiche, nel medio periodo, fallirono. Va aggiunto che ebbero certamente un ruolo anche altri attori, relegati nel ‘sommerso della Repubblica’: lo stragismo nero e poi ‘rosso’. E che il ‘nuovo pensiero’ della Trilateral diventò egemone. La svolta degli anni Ottanta, preparata negli anni Settanta, avvenne in nome della restaurazione, della cancellazione degli anni Sessanta e del Sessantotto”.

“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” è stato presentato anche a Celle Ligure, nella Società di Mutuo Soccorso, per iniziativa di ANPI e ARCI Savona. Giorgio Pagano ha dialogato, nell’occasione, con Franco Astengo, dell’associazione “Il Rosso non è il nero”.

 

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