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Spese Pazze Regione Liguria, Luigi Morgillo è stato assolto, ma cosa rimane di questa odissea giudiziaria durata 10 anni? In evidenza

di Ginevra Masciullo - La redazione di Gazzetta della Spezia & Provincia ha ritenuto opportuno dare spazio anche ad un’assoluzione. Abbiamo quindi intervistato l’allora consigliere regionale Luigi Morgillo con il quale abbiamo ripercorso le vicende giudiziarie durate 10 anni, che lo hanno visto protagonista insieme ad altri 18 consiglieri regionali di tutti gli schieramenti.

Ci vuole raccontare come si sono svolti i fatti?

“I finanzieri sono arrivati a bussare alla Regione Liguria verso la metà del 2012, le indagini riguardavano due legislature, gli anni dal 2010 al 2012 e precedentemente il periodo 2008-2010, il reato contestato? L’utilizzo improprio di fondi che venivano dati per finanziare l’attività del gruppo consiliare regionale. Nonostante il reato fosse in continuità sono stati aperti due filoni di indagini, con due processi diversificati e due giudici diversi. Oltre ai procedimenti penali sono partite le indagini e i procedimenti amministrativi, così i magistrati della Corte dei Conti, per evitare che scattasse la prescrizione, hanno indagato sul 2008, 2009 e 2010. Per ogni anno abbiamo subito un processo alla Corte dei Conti e siamo dovuti andare diverse volte in appello.
A me per il 2010 hanno dato un “non luogo a procedere”, quindi ho dovuto rispondere soltanto per i primi due anni -spiega Morgillo- per quanto riguarda il periodo 2010-2012 siamo stati condannati quasi tutti, poi siamo andati in Corte d’Appello, dove siamo stati assolti in quanto “il fatto non sussiste”.
Il Tribunale di Genova ha fatto ricorso in Cassazione, la quale non ha ammesso il ricorso in quanto la sentenza era chiara. Lo stesso è avvenuto per il primo filone, in primo grado siamo stati condannati e con una recente sentenza siamo stati assolti, o perché il fatto non sussiste o per prescrizione. Per il sospetto di usi impropri dei fondi regionali ho subito dieci procedimenti, cinque procedimenti penali e cinque alla Corte dei Conti, con metodi diversi, una volta contando la territorialità, quindi attribuendo al consigliere della zona le spese, nell’altro caso cercando di ricostruire i nostri spostamenti tramite controlli. Per me questo periodo ha comportato sia un danno economico che psicologico.”

Dieci anni nella vita di un individuo sono parecchi, specialmente se si aspettano verdetti di questo tipo e nel frattempo ci si trova nella macchina del fango che puntualmente si avvia davanti a notizie simili.

Quali sono state le maggiori difficoltà che ha vissuto?

Per quanto mi riguarda ho dovuto smettere di fare politica, si viene condannati al primo grado di giudizio, ce ne sono altri due, ma per la Legge Severino si decade dagli incarichi amministrativi che  si ricoprono. Conosco persone che nel frattempo erano diventate sindaci o assessori comunali e sono stati sospesi dalla carica. Nel 2015 io ho deciso di non ricandidarmi, non so se sarei stato eletto, però sicuramente questa questione ha influenzato la mia vita. Abbiamo dovuto dare dimostrazione delle spese che erano state contestate, oltre allo scontrino avremmo dovuto fornire l’attestazione di inerenza, anche se la legge non lo prevedeva, dunque non vi era alcun obbligo su questo aspetto. Tuttavia dopo 10 anni ho dovuto portare a testimoniare consiglieri comunali, ministri, ex presidenti di Commissione e sottosegretari, che hanno dovuto raccontare per esempio dove ci si era incontrati e dove si era andati a mangiare. E’ stato pesante anche a livello personale, perché tramite le ricevute ho dovuto ricostruire lunghi periodi di tempo, purtroppo per difendermi sono stato obbligato a coinvolgere altre persone che sono state disponibili, nonostante avessero paura di aver dimenticato qualcosa dato il tempo trascorso. Sicuramente queste vicende incidono parecchio sulla vita di chi è coinvolto, in particolare perché fin dall’inizio le nostre facce sono finite sulle prime pagine dei giornali, con un grave danno d’immagine e un forte coinvolgimento anche dei propri familiari.

Riforma della Giustizia e maggiore tutela dell’immagine di chi deve essere giudicato, cosa ne pensa?

Nel corso di questi anni ho fatto un armadio con tutti i documenti, mi ero ripromesso di bruciare tutto una volta conclusa questa odissea. Ho visto che il nuovo Ministro è decisa a fare la Riforma della Giustizia, allora mi sono detto “forse tutto questo potrebbe essere utile a supportare questo cambiamento.” Ritengo che la legge Severino sia ingiusta, la Costituzione mi sottopone a tre gradi di giudizio, come mai una persona eletta democraticamente deve decadere perché ritenuta colpevole al primo grado di giudizio? Al primo grado di giudizio non si è colpevoli e in una situazione come questa si blocca la vita attorno a chi viene accusato. Chi ha figli che vanno a scuola o affetti che lavorano con il pubblico si trova a vivere nell’imbarazzo totale. E’ giusto che partano le indagini, ma è assurda la speculazione che ci si fa intorno. A me è capitato che appena finiti gli interrogatori con il pm, mentre ero in macchina con i miei avvocati e la mia segretaria, mi siano arrivate telefonate dai giornalisti che volevano sapere le mie risposte. Credo sia giusto garantire una maggiore tutela nei confronti di chi è coinvolto, la comunicazione con l’esterno è problematica: si è assolti dal punto di vista giudiziario, ma si continua a subire un processo mediatico con effetti a lungo termine. Dopo 50-60 articoli dedicati ai processi, per l’assoluzione non è stato dato lo stesso risalto.

La macchina del fango che si attiva non appena arriva la notizia dell’avvio di indagini è una questione sulla quale è giusto riflettere anche da un punto di vista etico. Specialmente nel mondo iperconnesso le news raggiungono velocemente un elevato numero di persone e non si risparmiano i commenti su chi è coinvolto, che si trova addosso una pressione psicologica molto forte. L’altro annoso problema sono i tempi lunghissimi della giustizia, che rischiano di tagliar fuori le persone dalla vita sociale e di rovinare carriere, anche se alla fine si viene ritenuti innocenti.




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