Il Festival del Jazz della Spezia è il più longevo d'Italia.
Luca Erba nel suo editoriale della domenica, propone una bella intervista a Lorenzo Cimino, Direttore Artistico del Festival del Jazz della Spezia, il più longevo d'Italia. Cimino spiega come è possibile portare avanti una tradizione come quella del Festival del Jazz nel tempo, dando anche qualche anticipazione dell'edizione 2025.
Il Festival del Jazz della Spezia è il più longevo d’Italia: come si riesce a mantenere viva e attuale un’eredità così importante dopo 57 edizioni?
Mantenere viva un’eredità come quella del Festival Internazionale del Jazz della Spezia, che vanta 57 edizioni, significa prima di tutto avere grande rispetto per la sua storia, per le personalità straordinarie che lo hanno attraversato e per il legame profondo con la città e con il pubblico. Ma al tempo stesso, significa saper guardare avanti, con il coraggio di rinnovarsi senza tradire l’identità del festival.
Per me è fondamentale creare un equilibrio tra tradizione e innovazione: ospitare grandi nomi del jazz internazionale, ma anche dare spazio ai progetti più sperimentali, alle contaminazioni con altri linguaggi artistici. Il jazz è una musica viva, in continua evoluzione, e il festival deve essere lo specchio di questa vitalità.
Inoltre, mantenere attuale il festival significa anche saper dialogare con il presente: aprirsi a nuovi pubblici, a nuove modalità di fruizione, investire nella comunicazione, nell’accessibilità e nella formazione. È un lavoro costante, fatto di ascolto, visione e passione. Ed è proprio questa combinazione che ci permette, anno dopo anno, di rendere il festival non solo un appuntamento con la musica, ma un’esperienza culturale capace di parlare a ogni generazione.
Il filo conduttore della 57ª edizione è il dialogo tra la grande tradizione del jazz e le sue continue evoluzioni, attraverso un percorso che abbraccia le contaminazioni, le collaborazioni inedite e le nuove forme espressive.
Marcus Miller, Danilo Pérez, John Scofield, John Patitucci sono esempi di una ricerca musicale autentica. A questi si affiancano artisti come i Jethro Tull e Fabio Concato, che incarnano le contaminazioni tra jazz, rock e canzone d’autore.
Stewart Copeland porterà un progetto orchestrale che reinterpreta il repertorio dei Police in chiave sinfonica, simbolo di un jazz che si apre ad altri mondi.
Gli Incognito, pionieri dell’acid jazz, rappresentano invece l’anima più energica e accessibile del festival, con una miscela di soul, funk e jazz.
Il nostro intento è offrire un’esperienza dinamica, capace di sorprendere. Perché il jazz, oggi più che mai, è un viaggio aperto: nella musica, nel tempo e tra le persone.
Il legame con il territorio spezzino è il cuore pulsante del nostro festival. Dopo 57 edizioni, possiamo dire che è parte integrante dell’identità culturale della città. È un momento in cui La Spezia non ospita soltanto concerti, ma si trasforma in una vera e propria “cassa di risonanza” per la musica e le emozioni.
Il festival nasce con e dentro la città, dialogando con le sue energie migliori. In fondo, il jazz è questo: ascolto, incontro, improvvisazione condivisa. E La Spezia, in quei giorni, diventa una città che sa ascoltare e suonare insieme.
Viviamo in un’epoca in cui la musica è ovunque, ma spesso si riduce a sottofondo, frammento, algoritmo. In questo scenario, il jazz dal vivo è un’esperienza potente, autentica, quasi necessaria. È musica che nasce nell’istante, dallo scambio tra musicisti e pubblico, dal rischio e dalla libertà.
Il jazz non è solo un genere: è un’attitudine. È creatività senza filtro, è ascolto attivo, è improvvisazione come linguaggio umano.
In cartellone abbiamo artisti che parlano la lingua del presente: dal funk di Marcus Miller all’acid jazz degli Incognito, fino ai progetti crossover di Stewart Copeland. Il nostro obiettivo è offrire ai giovani esperienze vere, condivise, che lascino il segno.
La sfida più grande è trovare ogni anno un equilibrio tra visione artistica, sostenibilità e impatto culturale. Significa costruire un programma che sorprenda, lasci un segno, parli a pubblici diversi, ma restando economicamente gestibile.
La più grande soddisfazione arriva quando il festival comincia a suonare davvero: quando senti l’energia nelle piazze, vedi il pubblico emozionarsi, incuriosirsi, scoprire qualcosa di nuovo. Oppure quando un artista ti dice di essersi sentito ispirato. È allora che tutto ha senso.
Più che sogni ambiziosi, ho a cuore una crescita coerente, condivisa, sostenibile. Desidero potenziare l’inclusione del territorio, rafforzare la formazione, aprire collaborazioni con realtà europee, ma sempre rimanendo fedeli all’identità profonda del festival.
Voglio ringraziare il Sindaco Pierluigi Peracchini, che ha creduto nel festival e lo ha sostenuto anche a livello nazionale, e tutti gli sponsor che ne permettono la realizzazione. Un ringraziamento speciale va a tutto il personale del Teatro Civico, che con professionalità, passione e pazienza rende possibile ogni anno questo evento così complesso.
Il futuro che immagino è fatto di passi concreti, radicati, condivisi: perché il jazz, come la cultura, si costruisce insieme.
Categoria Cultura
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